sabato 25 febbraio 2012

Stagioni

Era tempo che non entravo più qui e non buttavo giù dei versi. Ieri ero nello stato d'animo adatto e sono usciti questi :

Era scroscio leggero
di grida e di risate
come un pesce guizzante
e rilucente d’acqua,
e poi distesa al vento
sulla prora filante.
Quel suo cantare allegro
carezzava le creste
come un sasso levigato
da secoli di risacca.
Spruzzava la chiglia
un vapore di gocce
e frustate leggere di brezza
sui suoi flutti di chioma
a lambirmi le mani
serrate al timone
della barca in virata,
in quel volo d’estate
con le vele tese
dei nostri desideri

E i pensieri correvano
come gobbe di cavalli sul mare,
il suo volto a confondermi
la linea d’orizzonte,
e una zattera senza remi
il mio coraggio di risalire
il suo fiume di parole.
Sorrisi e bagliori
dagli occhi scintillanti
come coppe di spumante infrante
sulla lava pietrificata
del mio vulcano spento,
e un soffio di brace
quell’abbraccio di un’ora
tra le dune e le folate
di vento incandescente.

Ora lingue schiumose
livellano la sabbia
dove ricerco ancora
le sue orme nude.
Ormai tremano i gigli
al soffio dell’autunno,
serrano squarci di cielo
le nuvole al galoppo
e filano gocce gelide
dalle tegole del cielo,
ma ha ancora la sua forma
quell’onda che si frange
e alle spalle i suoi passi
sento sempre vicini
come un lieve crepitio
sui gusci di conchiglie.
Quante stagioni inutili
per spegnere un ricordo
se bastano due note
sui refoli del vento
e l’eco di una voce
per scongelarti il cuore.


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