giovedì 6 maggio 2010

L'infinito



Mi stavo facendo cullare dolcemente dalla brezza che saliva dal mare,
sprofondato in una rilassante sdraio, e guardavo il cielo fra i rami dei pini,
quando un paio di quei semi volanti, vestiti di lanugine vaporosa come
piccole piume di uccello, vennero a fluttuare sopra il mio naso.
Erano molto ben fatti e li fissai con interesse. Si pensa sempre che vengano
dagli alberi, ma magari in mezzo ce n'era qualcuno che veniva da più in alto,
da altri mondi, dall'universo, come una piccola astronave in missione esplorativa.
La riflessione fu tanto profonda e debilitante che prevalse la sonnolenza.
Mi addormentai fantasticando questa alata ipotesi e sognai tante piccole uova che,dall‘universo, scendevano e fecondare la terra.
Ma nessuna riusciva a raggiungere il suolo: molte ne mangiavano le rondini,
parecchie s'infilzavano sugli aghi dei pini, altre, schiacciate della gravità,
scoppiavano come palloncini.
Finalmente una riuscì ad arrivare a terra, chiusa in un chicco di grandine,
ben conservata come in frigo.
Si aprì e ne nacque un piccolo infinito, non più largo di cinque centimetri,
con dentro tanti piccoli mondi in sospensione. Sembrava un cristallo, e prima che imparasse a volare, lo raccolsi e lo donai ad un bambino per giocare.
Il bimbo si affezionò al piccolo infinito, e passava delle ore e guardare
in trasparenza quelle bollicine fluttuanti, e le notte lo teneva sul cuscino e si
addormentava al tremolio fosforescente di quei piccoli soli.
Ma il piccolo infinito, come una goccia di pioggia caduta sulle terra, doveva
tornare nel grande spazio che l'aveva creata. Cominciò a crescere a vista d'occhio e a tirare verso l'alto il bambino che cercava di trattenerla.
Li vidi salire assieme verso l'azzurro. Il bambino, col suo abbraccio tenace,
era penetrato sorridente nel suo palloncino, varcando la membrana invisibile,
come un seme penetrato ne1l'uovo.
Salendo, l'infinito si allargava sempre di più, il bambino rimpiccioliva
e roteando si avvicinava ad un piccolo mondo sospeso nel cuore dell'infinito.
Sparirono così, andando insieme a creare un altro universo.
Poi arrivò un proietto sul mio cranio assopito e il sogno fu bruscamente interrotto.
Mi svegliai di soprassalto e guardai la sfera che giaceva ai miei piedi.
Altro uovo piovuto dall'infinito? Meteora? Asteroide? Satellite artificiale?
Qualche altra diavoleria marziana?
Amaro ritorno alla realtà: era un volgarissimo e pedestre pallone da calcio.

Nessun commento: