venerdì 5 aprile 2013

Bella dentro.

Fendevi l’acqua azzurra
come sirena argentea,
la chioma rami bruni
di gorgonie fluttuanti,
il dorso di un delfino
che riluce nell’onda.
Ho seguito la tua scia
come pesce abboccato,
ma emersa poi dall’acqua
avevi sfregi in volto
come tracce di ustioni
e piccoli crateri e nodi
di ruvida corteccia.
Eppure mi rapiva
la grazia tua stupenda
e la tua voce un flauto
e le parole gemme
scoprendo quella maschera
di deformato scrigno.
Cosi’ ti ho offerto amore,
e baciavo il tuo viso
agli occhi non piu’ scabro,
e m’hai insegnato a rompere
le ruggini cerniere
dell’ostrica tagliente,
amplificando al buio
le sensazioni tattili
per cavarne la perla
e gustare il tuo miele,
per bere il dolce nettare
dell’anfora incrostata,
per sentire la musica
nascosta in fondo all’otre
di pelle di zampogna.

(pieffe 5.4.13)

(dip. di Alan Brown)


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