mercoledì 15 dicembre 2010

Il pirata e la cicala


C’era un pirata che tiranneggiava tutti i mari veleggiando e razziando col suo galeone.
Era molto temuto dal suo equipaggio, e se qualcuno si azzardava a fiatare, sfilava un budello di porco che teneva attorno alla vita come cintura e lo frustava senza pietà.
Un giorno una cicala venne a posarsi sull’albero maestro e cominciò a frinire ininterrottamente. Il pirata cercò di colpirla col suo scudiscio, ma quella volava più in alto e ricominciava.
Furioso, il pirata ordinò ad uno dei suoi uomini di arrampicarsi sull’albero e di catturare la cicala con un retino, poi afferrò l’insetto e gli strappò le ali, gettandolo poi in mare. La cicala si salvò su un rametto portato dalla corrente e arrivò a terra, e anche se non poteva più volare e cantare, vibrando con le sue antenne radunò tutte le cicale dell’isola e le spinse alla vendetta contro il pirata.
Colti da un’improvvisa febbre riproduttiva, i chiassosi insetti si moltiplicarono come milioni di bollicine di una schiuma che in breve ricoprì l’isola e poi volò sul mare.
L’aria era scura come sotto un temporale, perché il grande sciame nascondeva il cielo. Le cicale raggiunsero il veliero e lo invasero completamente. Tutte le vele e le strutture del ponte sembravano briciole piene di formiche, e anche gli uomini dell’equipaggio si contorcevano ricoperti di cicale .
Il frastuono era terribile, come mille seghe elettriche tutte in funzione, e tutti erano costretti a turarsi le orecchie per non impazzire.
Gli uomini cercavano scampo sottocoperta , ma di ora in ora il veliero sembrava sempre più un colabrodo tuffato nell’acqua: le cicale filtravano da tutti i buchi e non si riusciva più a contenerle.
I marinai, sfiniti dalla lotta, cedevano ad uno ad uno come alberi avvolti dalle fiamme, e molti si gettavano in mare per non soccombere.
Il pirata restò per ultimo, non perché volesse affondare con la sua nave, ma perché voleva salvare tutti i suoi tesori. Trascinò un enorme scrigno sul ponte, però era troppo pesante per caricarlo da solo su una scialuppa, allora calò il battello in mare e poi con una carrucola cercò di far scendere lo scrigno. Ma le cicale lo accecavano, mollò la fune e lo scrigno sfondò la scialuppa finendo in fondo al mare.
Vistosi perduto, il pirata saltò fuori bordo, poi raggiunse a nuoto la scialuppa semiaffondata, la ribaltò e si nascose sotto per sfuggire alle cicale. Quelle però entrarono dallo squarcio fatto dallo scrigno e riempirono rapidamente quel riparo.
Il pirata allora sfilò dalla cintura il budello di porco, ci soffiò dentro per gonfiarlo, poi si immerse e cercò di usarlo per respirare stando sott’acqua, ma una cicala, attraverso quel tubo, gli entrò giusto in gola soffocandolo.
Le cicale, preso possesso di tutto il veliero, lo lasciarono navigare libero nel mare e da quel giorno il loro frinire smise di essere un cicaleccio assordante: chi incrociava il veliero sentiva soltanto un melodioso coro, come se a bordo ci fossero tanti marinai che cantavano insieme la loro libertà.

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