lunedì 21 marzo 2011

I due fuchi e le api



C’era una volta un alveare sulla riva di un grande stagno, ma a governarlo non c’era una regina, c’era un reuccio, un fuco molto vanitoso ed intraprendente che s’era accaparrato grandi scorte di miele, propoli e soprattutto pappa reale, che usava per allettare e mantenere fedeli gli altri fuchi e che dispensava con profusione per attrarre alla sua corte le tante piccole e graziose api che gli ronzavano attorno.
Dall’altra parte dello stagno c’era un altro grande alveare, dominato da molti anni da un altro fuco ancora più ricco e potente, perché poteva contare su tanti grandi fiori di cui era pieno il suo giardino, così pieni di nettare che bastava suggere dalle corolle senza alcuno sforzo e senza bisogno di andarselo a cercare in altri campi o farselo vendere da altri alveari.
Questo fuco teneva per sé la maggior parte del miele e ne distribuiva assai poco agli altri fuchi e alle api operaie, e a lungo andare aveva creato un gran malcontento nel suo seguito. Anche in altri alveari della stessa sponda c’erano state ultimamente sommosse tra tutte le sottomesse api per le stesse ragioni.
Il nostro fuco reuccio, che era molto furbo e si teneva buoni tutti i potenti degli alveari vicini, aveva adocchiato da tempo le scorte di miele del dirimpettaio, e per ingraziarselo aveva scambiato dei doni e mantenuto buone relazioni con lui, e l’aveva perfino invitato nel suo alveare, offrendogli un gran ricevimento con tanti inchini, e anche la compagnia di tante giovani api con cui allietarsi.
Ma un giorno scoppiò la rivolta lungo tutta la riva opposta dello stagno e anche nel grande alveare del vicino le api si ribellarono contro il tiranno. Lui però aveva ancora molti fuchi fedeli ed era ben saldo nel suo alveare fortificato, così si vendicò scatenando una controrivolta e uccidendo parecchi suoi sudditi.
Molti di essi fuggirono, traversarono lo stagno e si rifugiarono nell’alveare del fuco reuccio, che però non aveva spazio e cercava di mandarli negli alveari vicini, anche perché la maggior parte dei suoi fedeli di corte non voleva estranei che venissero a mangiare il proprio miele.
Anche agli alveari vicini faceva gola il nettare della terra del fuco tiranno, e approfittarono subito della rivolta per spedirgli contro una nube di api guerriere, in modo da eliminarlo e stabilire per primi col suo sciame degli accordi per dividere i grandi depositi di miele.
Il fuco reuccio, che non voleva guastare i rapporti e gli accordi che aveva col tiranno, inizialmente si era tenuto in disparte per vedere chi avrebbe prevalso nella battaglia, poi, quando i rivoltosi sembravano ormai vincitori, si era schierato con la decisione d’attacco degli altri alveari, ma senza impegnarsi troppo direttamente, concedendo solo il suo alveare come base di sosta e rifornimento per le api guerriere che arrivavano da lontano. Così defilato sperava di non compromettere definitivamente i rapporti di amicizia col tiranno, in caso quest’ultimo alla fine fosse riuscito a riprendere il potere. Insomma cercava di tenere come al solito le zampette dappertutto..
A questo punto della favola non si sa come andò a finire, se i due reucci tornarono felici e contenti a festeggiarsi nei loro alveari o se occorrerà consultare l’oracolo per raccontare la fine della storia.

1 commento:

zinonna.blogspot.com ha detto...

E' una bellissima favola, rispecchia un pò qualcosa che conosciamo. Un caro saluto da Giulia