venerdì 21 ottobre 2011

Il gatto nero

Una mia libera interpretazione (in endecasillabi) di un racconto di E.Allan Poe :

Da bimbo amavo molto gli animali
uccelli, pesci rossi e poi da grande
i cani e specialmente il mio Plutone,
un nero grosso gatto mio compagno
di giochi e di carezze sul divano.
Ma poi la mia bontà fu soffocata
dal demone del bere e la mia mente
divenne odio rabbia e crudeltà.
Malato di violenza e cattiveria
un giorno presi il gatto e con orrore
con un coltello un occhio gli cavai.
Terrorizzato il gatto da quel giorno
fuggiva al sol vedermi e mi evitava
temendo ancora il suo torturatore.
Indispettito da questo suo rancore
ebbro di vino un gesto di violenza
e di malvagità feci sul gatto :
con una corda al collo l’impiccai.
Per questa colpa quella stessa notte
le fiamme mi bruciarono la casa
lasciando in piedi solamente un muro
con sopra la figura del mio gatto
orribilmente all’albero impiccato.
Per mesi fui turbato dal rimorso
di quel peccato e giunsi a ricercare
un altro gatto in sua sostituzione.
Un giorno ero entrato all’osteria
e vidi un gatto nero su una botte
con una macchia bianca e senza un occhio.
A casa mi seguì facendo fusa
e per un po’ a me fu ben gradito,
ma presto subentrò la mia avversione
mentr’era di mia moglie il prediletto.
Paura ed odio ora m’ispirava
mentre la macchia bianca mi sembrava
di giorno in giorno sempre più una forca.
Un incubo divenne anche di notte
e quando un dì mi venne quasi addosso
decisi di finirlo con la scure.
Mia moglie per salvarlo si frammise
e il colpo che sul gatto era diretto
uccise lei col capo in due spaccato.
Il corpo poi decisi di celare
nel buco di un antico focolare
scavando la cantina dietro un muro
che poi rimisi in piedi coi mattoni.
Il gatto nel frattempo era sparito
ed io potei dormire con sollievo
dal gatto e dalla moglie liberato.
Poi un giorno vennero i gendarmi
cercando in casa e dentro la cantina
ma non scoprendo niente del delitto.
A conversare un poco mi fermai
con loro ad ascoltar nella cantina
quando dal muro un ululato forte
sentimmo provenir con gran terrore.
Il muro fu sfondato dai gendarmi
e c’era dentro un corpo insanguinato
e sulla testa il gatto indemoniato:
con l’occhio fiammeggiante mi fissava
e al cappio della forca mi spediva.

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