martedì 22 novembre 2011

Scie


Come alcool che brucia
sui graffi di parole,
è come un colpo d’ascia
e restano le sole
sottili corde appese
del mio tappeto in volo,
sulle speranze accese
tra i buchi delle suole,
e sempre più contorte
le strade dietro l’angolo
come tirando a sorte,
quei fosfori son solo
le tracce ancora accese
di lucciole già morte.
E’ pietra che si sgretola
nella sabbia del mare,
un disegno di nuvola
che appare e poi scompare,
l’abbaglio di un momento,
un seme di tarassaco
soffiato nel vento,
l’orizzonte fantastico
il miraggio di un’isola,
un sogno da buttare
nel cestino elettronico.
Son rapide a bruciare
le mie ali di favola,
fantasie che dimentico
tra le mandorle amare.

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