sabato 15 agosto 2009

L'invasione degli ultracorpi


Ieri ho fatto una sudata correndo dietro al mio cane, che quando vede un suo consimile, senza saper distinguere razza, dimensioni e grado di aggressività, gli si getta incoscientemente e festosamente incontro con spirito giocoso, rischiando spesso l'azzannamento, perchè lui è così mite che, benchè grande e muscoloso, le prenderebbe anche da un pechinese.

Sono piuttosto sensibile alle correnti e il sudore evaporato alla brezza serale mi ha dato la sensazione di un raffreddore incipiente. Non era un contagio, perchè negli ultimi giorni ero stato in casa senza frequentazioni esterne, quindi il virus dovevo avercelo già dentro, latente, addormentato o ben sveglio, ma chiuso in una membrana che il venticello aveva soffiato via liberandolo.

Da qui alcune considerazioni metafisiche e metà-demenziali. Un essere microscopico come un virus, legato alla sua cellula e prigioniero come l'uomo alla terra, vedrà il corpo umano come l'universo, l'insieme degli organi nebulose che lo compongono, l'organo a cui appartiene la sua cellula il sistema solare della sua terra, da cui partire come una piccola astronave quando una mano misteriosa rompe l'involucro esterno, liberando la pressione che lo tiene appiccicato al suo ospite.

Chissà che concezione avrà il virus dell'universo, quella tolemaica, geocentrica, con la sua cellula al centro del corpo umano, oppure copernicana, eliocentrica, col suo organo al centro e la sua cellula che gli gira attorno con tutte le altre, o avrà già sviluppato una coscienza e una conoscenza più avanzata, sapendo che il corpo umano, con tutte le sue nebulose interne, è solo uno dei tanti universi che girano attorno ad una grande sfera che è un universo più grande, e quest'ultimo a sua volta uno dei tanti universi che girano e si muovono senza che alcuno abbia il privilegio della centralità rispetto agli altri, come tante minuscole o gigantesche sfere galleggianti sulla superficie di una gigantesca bolla di sapone, ognuna ugualmente equidistante dal suo orizzonte circolare.

Se per caso il mio piccolo virus aveva già nel suo DNA (ma un virus ha il DNA?) o comunque in sè l'informazione, l'istinto, la missione divina o satanica, o semplicemente la spinta casuale di spingere la sua miniastronave sempre più in alto, c'era il rischio che in un tempo indefinito, magari un anno come un miliardo di anni, invadesse tutti gli universi, e forse anche quello che c'è oltre gli universi.

La prospettiva di una terra senza più forme umane, animali e vegetali, ma popolata solo da virus dall'aspetto verosimilmente ributtante, e che lo stesso capitasse prima o poi anche alle eventuali altre migliaia di pianeti con forme di vita nei vari universi, mi fece decidere di prendere immediatamente un paio di aspirine per soffocare nella culla quel piccolo alieno che mi era nato dentro.

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