martedì 20 ottobre 2009

Amarcord


Come ho constatato più volte, la mia memoria è come una vernice che si spalma strato su strato: quelli più profondi sono ormai secchi ed inalterabili, tenaci da rimuovere, mentre le pennellate più recenti sono sempre più labili e scivolose, facili da diluire od asportare. Così, inversamente alla norma, i ricordi d'infanzia sono vivi e persistenti, mentre facilmente confondo o dimentico episodi e dati memorizzati anche solo un giorno prima.
Le cose vissute a metà strada del mio cammino seguono questo andamento, per cui sono come pagine rosicchiate dai topi, ci sono buchi non ricostruibili in mezzo a righe ancora ben leggibili.
E' quello che mi è capitato ritrovando tra i miei vecchi libri di scuola un quadernetto pieno di versi, che magari all'epoca definivo poesie, dedicate all'una o all'altra delle varie amichette che hanno allietato, ma più spesso turbato, i miei sogni giovanili.
Questa che trascrivo è un esempio dei buchi sopraddetti: ricordo vagamente la destinataria, ma non i motivi del tormento indotto dalla stessa ( anche se in chiusura si intravede un lieto fine..). Forse erano solo le mie solite elucubrazioni contorte, o semplicemente incomprensioni, perchè le donne le ho sempre immaginate diverse da com'erano, e comprese veramente mai.


Stanotte la mia mente
un passero sui rami
delle tue parole
sfaccettate,
i miei occhi
due bengala accesi
sulle pagine oscure
del tuo viso,
e fughe di immagini
senza voce
sulla rotativa
dei miei pensieri.

Ma il giorno è una polvere
di luce improvvisa
che accende la ragnatela
di chiaroscuri
fra le nostre due emozioni
e abbaglia le rane
della mia inquietudine.

Ora d'un tratto
è una lampara il tuo sguardo
nel buio poligono
del mare di carta,
e l'evidenza del silenzio
arresta l'aratro del dubbio
fra le guglie del respiro.

Muore lentamente
sul tepore delle tue labbra
l'incertezza antica,
mentre un vento di papaveri
soffia sul fuoco fatuo
della mia paura.

E un guanto di sogni
accarezza le sirene
di una ragione incatenata.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ma quanti anni avevi quando scrivevi questi versi?

paolo ha detto...

Non ero più un ragazzino, ma neanche sposato, credo 28-30anni; era una tipa che, tra alti e bassi, mi ha fatto vedere i sorci verdi... Questi versi si riferiscono ad uno dei bassi..