domenica 28 marzo 2010
Reperibilità
Quando lavoravo, specie durante le lunghe stressanti ore passate in auto, mi sono spesso augurato che il telelavoro diventasse una realtà ufficialmente autorizzata, in modo da starmene comodamente a casa, ma collegato via internet con l'azienda. Avevo anche avanzato una mezza proposta del genere, ma i tempi erano ancora prematuri per una simile innovazione.
Oggi questa possibilità è reale, anche se applicata ancora poco in forma piena e codificata. C'è sempre meno, cioè, la necessità di raggiungere il lavoro fisicamente, mentre è sempre più facile che il lavoro raggiunga noi.
Non so però se oggi rifarei la stessa proposta all'azienda. Aldilà degli apparenti vantaggi, con questo sistema in pratica non si stacca mai.
Lo vedo ad esempio quando mio figlio, che ora lavora in California, viene a trovarci. In teoria sarebbe in vacanza, ma in pratica è costantemente collegato con i suoi colleghi americani, che lo cercano anche di notte, vista la differenza di fusi orari. E il laptop, oltre il cellulare, diventa quasi una dipendenza, te lo porti anche in bagno, come gli apparecchi per ossigenoterapia che si portano a tracolla per le insufficienze respiratorie.
Insomma ci guadagna solo l'azienda, che non riesci a scrollarti di dosso neppure in vacanza.
Piuttosto che cadere nella "rete" telematica, meglio farsi un'ora di macchina, più le otto, o quante vuoi, di lavoro, ma poi dare un "arresta il sistema" alla vita lavorativa ed entrare con la password in quella personale.
sabato 27 marzo 2010
Zapping
La mia memoria è inversamente proporzionale al numero dei canali e dei telecomandi che mi trovo davanti quando devo contemporaneamente guardare un programma, registrarne un altro, regolare l'audio dell'amplificatore, accendere il decoder, passare sul digitale, cambiare canale sull'una o l'altra di tutte queste tastierine piene di bottoncini la cui funzione mi si confonde ogni volta nella testa.
In quei momenti occorrerebbe riprendere al volo i rispettivi ponderosi manuali, letti, riletti e sistematicamente dimenticati, ma non c'è tempo, allora freneticamente pigio tasti a caso finché tutto s'incasina e registro un programma per un altro, mi parte l'audio di un canale mentre ne guardo un altro, si sente in sottofondo una radio dell'amplificatore, il digitale s'impalla e si spegne anche il televisore.
Allora accendo la luce e apro un libro, sperando di non aver perso il segno, altrimenti chi si ricorda dov'ero arrivato....
venerdì 26 marzo 2010
Ritorno al futuro
E' vero che non bisogna vivere di ricordi, ma non bisogna neanche buttarli: tenerli ci aiuta a vivere, sono un po' il rifugio della mente quando intorno non abbiamo niente o nessuno che ci fa vivere il presente con più forza. Allora i ricordi ci servono per rivivere una sensazione o un'emozione forte che ci ha segnato l'anima.
Vecchioni cantava " Ridammi indietro la mia seicento e la ragazza che tu sai.."
Io vorrei indietro la mia Lambretta, la ragazza del primo piano, i pattini a rotelle, il gelato sui bastioni, il tram n° 8, only you dei Platters, gli spaghetti a mezzanotte, i panini in macchina, il 4 a 3 dei mondiali, l'armonica a bocca, i cori di montagna, gli sci di legno, la compagna del primo banco, il negroni in discoteca, strangers in the night, due labbra ed un prato, i tuffi dalla boa, la tenda canadese, l'ultima fila in pulman, le montagne russe, le frittelle della mamma, le stelle cadenti, le lettere spedite, quella giornata nel Surrey......
Lo so, è impossibile, ma a richiamarli spesso, i ricordi di ieri possono essere le speranze di domani..
giovedì 25 marzo 2010
Amplessi canini
Raccogliendo il tacito appello del mio cane Nibel, che sembrava lamentarsi per la mia incapacità di trovargli una buona volta una graziosa e condiscendente compagna di giochi erotici, sono riuscito finalmente a procurargli un incontro con una bella biondina labrador, con la quale sperimentare vicendevolmente i piaceri del sesso.
Bene, sono due giorni che si da da fare ma non ha ancora combinato niente, non so se per imperizia sua o della partner. Mi da l'impressione che non abbia bene chiaro da che parte bisogna approcciarsi ad una femmina, nè che lei abbia un minimo di esperienza per agevolare e assecondare la manovra.
Come proprietario e paraninfo del maschio dominante, mi sono sentito un po' imbarazzato ed indispettito per questa defaillance, e ho insistito con l'altro deluso proprietario perchè ci conceda un'altra chance, cosa che avverrà domani, ultimo giorno utile del calore femmineo. Speriamo bene, altrimenti, dopo un'altra figura di cacca, al povero Nibel verrà un complesso d'impotenza canina....
mercoledì 24 marzo 2010
Icaro e il sole
Ho indossato le mie vecchie ali di cera per volare in alto e con giri sempre più stretti mi sono avvicinato al sole. Ma quando ho capito che invece di scaldarmi mi sarei scottato, colando un pianto di cera mi sono allontanato verso altre galassie, verso soli ora lontani, forse solo tiepidi o magari più roventi. Lo saprò quando forse sarà troppo tardi per tornare indietro con le mie ali, e mi sarò bruciato lontano dal nostro sole e dalla sua orbita che ho voluto abbandonare.
lunedì 22 marzo 2010
Male nostrum
domenica 21 marzo 2010
Ricordi di volo
Ascolto l'aereo che sta vincendo il suo braccio di ferro con la gravità: nello sforzo digrigna i giunti, fuma dalle nari e trema come Mercalli sui pioli più alti della sua scala. Sembra d'essere in cinquanta Achei nel ventre d'un cavallo imbizzarrito.
Poi d'un tratto qualche meteora pietosa si fa calamita e il ferro s'invola.
Così mi scrollo di dosso la terra con tutti i suoi pensieri e i suoi problemi, novello Icaro veleggiante verso il sole.
Il mio nome è Atlante: ho scaricato il mondo dalle spalle e rubato le alucce a Mercurio. Per due quarti di luna avrò lucciole negli occhi, accordi nelle orecchie, lava e lapilli nel cuore.
Poi d'un tratto qualche meteora pietosa si fa calamita e il ferro s'invola.
Così mi scrollo di dosso la terra con tutti i suoi pensieri e i suoi problemi, novello Icaro veleggiante verso il sole.
Il mio nome è Atlante: ho scaricato il mondo dalle spalle e rubato le alucce a Mercurio. Per due quarti di luna avrò lucciole negli occhi, accordi nelle orecchie, lava e lapilli nel cuore.
venerdì 19 marzo 2010
Normali e non
Ho letto un articolo che mi ha fatto riflettere e per un po' mi ha tarpato le ali. Parlava degli " ..atteggiamenti giovanilisti dei settantenni che si vestono da trentenni cercando di competere su terreni dove non possono che essere perdenti.Quel che serve agli anziani è lavorare sull'autostima. La nostra società traccia una sorta di linea della normalità. Peccato che i "normali" siano solo gli adulti attivi. Gli altri sono anormali."
Se da un lato mi sento recidivo per il primo punto, dall'altro non mi sento affatto "anormale" perché non più attivo, in quanto ho visto molti più "normali" inattivi durante la mia attività di quanti miei coetanei "anormali" vedo ora attivi ora che siamo classificati inattivi...
Se da un lato mi sento recidivo per il primo punto, dall'altro non mi sento affatto "anormale" perché non più attivo, in quanto ho visto molti più "normali" inattivi durante la mia attività di quanti miei coetanei "anormali" vedo ora attivi ora che siamo classificati inattivi...
giovedì 18 marzo 2010
Prosaico o poetico?
Come commento al mio ultimo racconto, mi sono arrivate queste parole dal mio tutor:
"..più mi inoltro nel bosco delle sue sfaccettature più mi chiedo perché lei cerchi modi laboriosi per dire semplicemente quello che sa dire benissimo, usando la poesia nelle forme che le sono più congeniali.."
In parole povere è un velato invito a lasciar perdere la prosa e dedicarmi più efficacemente alla poesia... Ci sono rimasto un po' male, ma poi mi sono consolato pensando che anche il Petrarca considerava la poesia un'espressione più elevata e nobilitante della prosa, quando diceva:
" difatti è ognora più gentile l'alma
del poeta, che il verso induce al canto
e al cogitar di nobili pensieri,
d'un arido scrivano, non uso al
lirico stilar di dolci accenti,
ma dall'esempio tristo dell'umane
vicende tratto a vili sentimenti
e al vano tormentar d'aspre rampogne.
Inoltre è amante l'agile mia mente
di lesti involi e di novelli effetti,
rifugge il trito e monocorde scritto
e il novo e il vario segue e il multiforme."
( E' una bufala: in realtà non è roba del Petrarca, ma l'ho scritto io anni fa, quando, dopo essermi letto tutto l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, per un po' di tempo sono andato avanti a declamare in endecasillabi sciolti, tipo quel comico che ora verseggia a Zelig (ma lui almeno fa ridere...))
martedì 16 marzo 2010
Acquario
Una volta avevo un bell'acquario marino, pieno di pesci tropicali, ma era più la fatica e la spesa a tenerlo che la soddifazione a guardarlo. I pesci li ho sempre preferiti nel loro ambiente e decisi di disfarmene. Chiamai l'amico negoziante che me li aveva venduti e gli proposi di ritirare l'acquario con tutto quello che c'era dentro.
Eravamo stati assieme nel Mar Rosso e restò deluso: "Ma come, ti avevo riprodotto un piccolo mare tropicale in casa e ti sei già stancato? Hai già perso la tua passione per il mare e i coralli, per i colori di tutte questi bei pesciolini ?- E così dicendo mi indicava le sue vasche attorno con tutte quelle creature fluttuanti.- Guarda che un bell'acquario è una gioia per gli occhi e rasserena anche la mente, se sei nervoso quando torni a casa guardi qui dentro e ti passa tutto. Mi ricordo che quando sono venuto da te l'ultima volta mi hai detto che l'acquario ti aveva ispirato una lettera che mi hai fatto leggere. Allora com'è, ti sei inaridito? Non bisogna abbandonare le passioni, quelle ci tengono in vita !"
Insomma mi convinse e per tanto tempo ancora ho tenuto l'acquario (poi l'ho regalato a mia nipote). Però giorni fa, rovistando tra i miei ricordi, è saltato fuori anche quel breve componimento:
"Attraverso questo vetro, vedo i tuoi occhi appena sbocciati che mi arrivano all'anima, le tue labbra labrinide che sembrano parlarmi, i tuoi capelli d'alga che aggomitolano il mio cuore. Non uscire dal tuo acquario, dove le attinie appassiscono, le parole mute sviliscono, le alghe appiattiscono. Se non vuoi morire mai, resta ancora a guardarmi nel tuo mondo di cristallo, che un giorno frantumerò per trovarti o per perderti."
Ma, a distanza, adesso non ricordo bene, si trattava di una donna o di un pesce?
lunedì 15 marzo 2010
PI-GRECO DAY
Sono stato premiato! Beh, ma allora a giocare con le parole sono proprio bravino...!
In un post precedente(il 27 Gennaio), avevo detto che mia moglie, nel tentativo di cercare un punto d'incontro tra il suo mondo di numeri e il mio di parole, mi aveva invitato a partecipare, fuori concorso, alla giornata del Pi-greco, riservata agli studenti delle scuole superiori. Si trattava di mettere insieme una frase con parole che rispettassero la sequenza delle cifre del Pi-greco( 3,1,4,1,5 ecc.ecc.)inserendo anche una o più parole obbligate.
Sul momento avevo manifestato la mia difficoltà, chiedendo anche aiuto a chi volesse cimentarsi nell'esercizio, poi però mi ero messo di buzzo buono e ho composto tre frasi abbastanza lunghe, che ho mandato al concorso.
Sorpresa! Oggi quelle frasi sono state lette nell'aula magna del Politecnico, piena degli studenti delle scuole di Milano, da mia moglie (perchè io ho la febbre..) e le è stato consegnato l'attestato qui nella foto, oltre un bel volume e due magliette del Politecnico.
Consentitemi di pavoneggiarmi un po', ma anche di esortare i vecchietti come me a non deporre troppo presto le armi, perché se si continua ad esercitare il cervello ci sono meno rischi che si atrofizzi....
Peccato che non c'ero per il rinfresco, e i pasticcini a forma di pi-greco se li è mangiati mia moglie (ma me ne ha portati due..)
Riporto qui di seguito i miei tre componimenti (le parole in grassetto erano obbligate). Provate, sembra facile, ma mica tanto...
Era a pane e acqua ricoperto di catene
nella sua cella orribile guardando fragili
ragnatele tra le due finestre come
sbarre di ferrea rete, con gli indomiti
pensieri che ai seguaci preferiti dettò caldamente
il filosofo Pitagora , atti a divulgare scienza e verità , superando con efficacia avversità del destino cieco , e congegnare
opere accurate di tecnologia applicata, moderno nodo destinato alla rete .
Sei l’uomo e forse consideri te stesso perla dal tondo perfetto : solamente occorre
ricordare che la tua superbia oggi supera il limite: dico che voi spavaldi per la scienza ufficiale siete tracotanti in transito soltanto, come i primitivi villani e grezzi, destinati per ignoranza smisurata all’ inferno tetro e condannati
dagli studiosi di discipline veramente austere alla umiliante dura pena della ignominia : tu sei variopinto buffone, ridicolo e comico, uomo oggigiorno odiato da numerose scuole di psicologia.
Uso i nomi e della geometria le regole fisse, poi anche Pitagora considero maestro superiore per le sue stupende tesi lodate da scuole dove era più ammirato, per la
scienza adoperata nello scandaglio di fenomeni naturali; però è Archimede,geniale,a creare strumenti con soluzioni ingegnose che saranno utili a scienziati
nelle ricerche di invenzioni, spiegando formule agli ignoranti , come base
della grandezza di ere successive, eredità saldante l’intera rete matematica.
domenica 14 marzo 2010
Idi di Marzo
Oggi ho visto i primi segni concreti dell'arrivo della primavera, tanti germogli che mi hanno ricordato dei versi scritti tempo fa all'inizio di un'altra primavera:
Stagione che ritorni
a rovesciare il sasso
del mio nido di formiche,
falce di sbadigli
e reattivo d'emozioni,
quando cedono le maglie
del reticolo invernale
e nascono ciglia sottili
sui tentacoli dei sensi,
tiepidi pugnali di sole
sul bozzolo innevato
del mio letargo,
negli occhi i fari accesi
di una nuova corsa
contromano.
Stagione che ritorni
a rovesciare il sasso
del mio nido di formiche,
falce di sbadigli
e reattivo d'emozioni,
quando cedono le maglie
del reticolo invernale
e nascono ciglia sottili
sui tentacoli dei sensi,
tiepidi pugnali di sole
sul bozzolo innevato
del mio letargo,
negli occhi i fari accesi
di una nuova corsa
contromano.
venerdì 12 marzo 2010
Appunti al volo in volo - Eliche
Quando girano le eliche, il cielo non soffre il caldo
Quando girano le eliche, col frullio gli angeli fanno i frullati
Quando girano le eliche, il cielo si riempie di turaccioli
Quando girano le eliche, le pale giocano a nascondino
Quando girano le eliche, si fa il burro nelle nuvole
Quando girano le eliche, suonano le trombe d'aria
Quando girano le eliche, i palloncini vanno in motoscafo
Quando girano le eliche, le girandole si fermano a guardare
Quando girano le eliche, gli alianti si tappano le orecchie
Quando girano le eliche, girano pure le scatole.
Quando girano le eliche, col frullio gli angeli fanno i frullati
Quando girano le eliche, il cielo si riempie di turaccioli
Quando girano le eliche, le pale giocano a nascondino
Quando girano le eliche, si fa il burro nelle nuvole
Quando girano le eliche, suonano le trombe d'aria
Quando girano le eliche, i palloncini vanno in motoscafo
Quando girano le eliche, le girandole si fermano a guardare
Quando girano le eliche, gli alianti si tappano le orecchie
Quando girano le eliche, girano pure le scatole.
Appunti al volo in volo - Nuvole
Le nuvole sono bambagia nelle orecchie del cielo per non sentire i tuoni
Le nuvole sono crema da barba per radere a zero i raggi del sole
Le nuvole sono le chiome canute della vecchia terra
Le nuvole sono la bava dei bachi buoni saliti in paradiso
Le nuvole sono le piume degli angeli spennati dai reattori
Le nuvole sono la lava congelata dei crateri della luna
Le nuvole sono i campi di cotone dei piloti negri morti in guerra
Le nuvole sono la neve spalata ai bordi delle rotte artiche degli aerei
Le nuvole sono la schiuma dei cavalloni che tirano il carro del sole
Le nuvole sono tutte di lana vergine
Le nuvole sono crema da barba per radere a zero i raggi del sole
Le nuvole sono le chiome canute della vecchia terra
Le nuvole sono la bava dei bachi buoni saliti in paradiso
Le nuvole sono le piume degli angeli spennati dai reattori
Le nuvole sono la lava congelata dei crateri della luna
Le nuvole sono i campi di cotone dei piloti negri morti in guerra
Le nuvole sono la neve spalata ai bordi delle rotte artiche degli aerei
Le nuvole sono la schiuma dei cavalloni che tirano il carro del sole
Le nuvole sono tutte di lana vergine
giovedì 11 marzo 2010
Miraggio
Un rivolo d'acqua che copre un piccolo sasso biancastro con un velo d'argento: per un attimo ho visto brillare una perla della tua collana, e ho sognato la luce vicina d'una perla gemella, e appresso la traccia di un'altra, e ancora, più oltre, di tutte le altre lungo il cammino, dietro il miraggio notturno d'un sogno lontano, fino all'ultima perla ancora racchiusa tra le tue mani.
Ma non c'erano perle sull'erba: solo un corteo di piccole bolle navigava fresco sul rivolo d'acqua, sfiorando le foglie allacciate, schiumando vivace tra la terra smossa, svanendo leggero nel buio.
Ma non c'erano perle sull'erba: solo un corteo di piccole bolle navigava fresco sul rivolo d'acqua, sfiorando le foglie allacciate, schiumando vivace tra la terra smossa, svanendo leggero nel buio.
mercoledì 10 marzo 2010
Sole effimero
Oggi nevica, e già si è persa l'illusione di primavera che avevo avuto pochi giorni fa:
Sono uscito in giardino
Incontro
Al sole:
guardo gli steli
uccisi da una neve
ostinata
e le foglie bruciate
da un gelo tenace
rinascere
al tepore dei raggi,
costante risveglio
ogni nuova stagione
degli stessi germogli,
ma ultimo giro
forse
della mia giostra.
Sono uscito in giardino
Incontro
Al sole:
guardo gli steli
uccisi da una neve
ostinata
e le foglie bruciate
da un gelo tenace
rinascere
al tepore dei raggi,
costante risveglio
ogni nuova stagione
degli stessi germogli,
ma ultimo giro
forse
della mia giostra.
Orso e toro
Giusto dieci anni fa ero a Chicago per lavoro e il Nasdaq toccò il picco dei 5000 punti: fu la massima espansione della bolla tecnologica, che poi iniziò a sgonfiarsi rapidamente fino a scoppiare rovinosamente. Avevo in portafoglio dei titoli, tra cui il famigerato Tiscali, che già una settimana dopo, al mio rientro, avevano perso parecchio, ma che per la solita imperizia dei piccoli azionisti - " nervi saldi, basta aspettare che risalgono.." - non ho venduto, nè subito nè dopo, sempre aspettando una illusoria rivincita del toro.
Beh, dopo un decennio sono ancora qui a leccarmi le ferite dell'orso, molti titoli sono diventati carta straccia e me li hanno buttati nel cestino, altri agonizzano e hanno perso fino al 90% del valore iniziale. L'economia non promette migliorie a breve e le mie perdite virtuali hanno sempre più la tendenza a diventare reali.
" Ti sta bene" "Te l'avevo detto" "Meglio un uovo oggi" ... Tutte frasi che mi sento ripetere da tempo, ma, come suol dirsi, del senno di poi son piene le fosse...
lunedì 8 marzo 2010
Pagina tre
Questi sono altri due componimenti della sestina citata in precedenza:
Eccomi, sono tornato
E non ti vedo
Dove cercarti ormai
Non so:
Forse una lettera
Di te mi farà male
Sul tavolo che un tempo
Riempivi di ricami
Di fiori e di sorrisi.
Pende dal muro
spezzata la catena
Del nostro cane,
E infesta un’erba acida
Il prato ormai sfiorito.
Giro per vuoti spazi
Di stanze abbandonate,
Punito dal silenzio
Della tua voce,
Ferito da vetri vuoti
Delle tue cornici.
Nevica la polvere
Sulle lame del sole
Che più non accende
L’onda dei tuoi capelli,
E arido è il cuscino
Un tempo sempre intriso
Delle tue lacrime.
Mi parli ti
Ascolto
Pensando al domani
Al giorno che udrai
Un’ultima risposta
Dai camici bianchi
E con l’appiglio
Delle mie mani
Saprai calarti piano
In quella nebbia
Che ti spaventa,
Lungo la china
Forse di miele sparsa
Forse di spine,
Che voglio donarti
Con dolore e con gioia.
Angelo o demone
La mia decisione
Volteggia nell’aria
Tra le sonde e le fiale
Del tuo pallore,
Come sordina
Al tuo pianto sommesso,
All’agonia dei giorni
Vissuti di speranza:
Ora è forte il segnale,
La tua voce oscillante
Una frusta al mio coraggio
Di spegnere le spie
Della tua debole corrente.
Eccomi, sono tornato
E non ti vedo
Dove cercarti ormai
Non so:
Forse una lettera
Di te mi farà male
Sul tavolo che un tempo
Riempivi di ricami
Di fiori e di sorrisi.
Pende dal muro
spezzata la catena
Del nostro cane,
E infesta un’erba acida
Il prato ormai sfiorito.
Giro per vuoti spazi
Di stanze abbandonate,
Punito dal silenzio
Della tua voce,
Ferito da vetri vuoti
Delle tue cornici.
Nevica la polvere
Sulle lame del sole
Che più non accende
L’onda dei tuoi capelli,
E arido è il cuscino
Un tempo sempre intriso
Delle tue lacrime.
Mi parli ti
Ascolto
Pensando al domani
Al giorno che udrai
Un’ultima risposta
Dai camici bianchi
E con l’appiglio
Delle mie mani
Saprai calarti piano
In quella nebbia
Che ti spaventa,
Lungo la china
Forse di miele sparsa
Forse di spine,
Che voglio donarti
Con dolore e con gioia.
Angelo o demone
La mia decisione
Volteggia nell’aria
Tra le sonde e le fiale
Del tuo pallore,
Come sordina
Al tuo pianto sommesso,
All’agonia dei giorni
Vissuti di speranza:
Ora è forte il segnale,
La tua voce oscillante
Una frusta al mio coraggio
Di spegnere le spie
Della tua debole corrente.
domenica 7 marzo 2010
Repulisti
Credevo di aver sviluppato gli anticorpi per essere immune dalla nostalgia, invece ad ogni immagine che vola, ad ogni pagina che scorre, ad ogni soffio di canzone me la ribecco di nuovo... E' la stessa malattia per cui si accumulano cose inutili in cantina pensando che verranno utili, ma che invece ti legano al passato e ti fanno vivere di ricordi, invece di guardare avanti e credere che la vita che resta può ancora offrirti molto, se vuoi spenderla intensamente, senza rimpianti per quello che poteva essere e non è stato, o quello che è stato bello ma non ritorna.
Sono guarito da serie malattie fisiche, chissà se prima o poi troverò l'antivirus per guarire anche da questa malattia, vuotare gli armadi e la cantina della mia mente dai ricordi inutili, comprese le tristezze e le ferite del passato, e sul mio cervello resettato cominciare a registrare solo dal presente in poi....
sabato 6 marzo 2010
Pagina due
Un incauto slancio di immodestia mi costringe a riportare subito il commento appena ricevuto dal mio tutor circa il mio ultimo parto poetico. Niente male, considerato che, come avevo detto, quei versi li ho dovuti buttar giù a freddo, con un'operazione più cerebrale che emotiva. Mi chiedo allora se finora ho sbagliato a dedicarmi più alla prosa, e cosa verrebbe fuori se mi capitasse di comporre sotto l'impulso di un sentimento o di un'emozione meno artificiale...
Ho appena letto le poesie che ha dato oggi pomeriggio. Un bravo! senza riserve. Ha tirato fuori cose squillanti e sommesse insieme, lame che feriscono e accarezzano. Ritmo denso, preciso, vibrante. Non può trattarsi di un caso, lei certamente saprà come incanalare questa bella polla d'acqua sorgiva..
A questo punto mi sento autorizzato a propinarvene subito un'altra...
Allegri di festa si
Fanno
i colori
Della tua gonna
Sollevata dal vento
Sul lungomare
Di barche addormentate.
Volano sandali
E la tua corsa allegra
Salta le siepi
Verso la mia attesa.
Dai fiocchi disciolti
Scendono capelli
Ora biondi ora bruni.
Al tramonto
Si spengono i colori
Di vesti e di cabine
Ed entra sabbia
Nelle pieghe
Delle tue mani
Arrese all’amore.
Socchiudi gli occhi
Contro un cielo già buio,
Umida la tua pelle
Sapore salato,
E cresce il tuo respiro
Alla mia spinta
Fino a confondere
Il grido
Con la brezza notturna.
venerdì 5 marzo 2010
6 - - o 7 + ?
Oggi ho presentato al mio "prof" il compitino di cui parlavo l'altro giorno, quello delle sei poesie da fare seguendo tre versetti iniziali. Bene o male le ho messe giù tutte, anche se ho dovuto concentrarmi al massimo per trovare un'ispirazione, visto che una concreta emozione attuale non l'avevo a disposizione.
Ne incollo qui una alla volta, per non creare problemi di rigetto o meteorismo agli eventuali lettori, che comunque non devono farsi scrupoli di manifestare eventuali stroncature...
Mi siedo sulla panca
Intorno
Guardo
Verso il faro distante
E il viale di platani
Senza più polvere
Sotto i tuoi passi.
Fa male il tuo ricordo
E la doccia bollente
Delle ultime parole.
Ora vortici di vento
Non più tra i tuoi capelli,
La tua sagoma
Sparita all’orizzonte
Come una traccia
Di tenue luce
Sulla rètina degli occhi.
Sibila da ore
Un turbine di pensieri
Sui fili della mente,
Ritorna la tua voce
Mentre cantavi
Arie inventate
Ad occhi chiusi,
Incomprensibile.
Aspetto
Improbabili ritorni
Di ore già vissute,
Ma restano solo
I passeri in attesa
Di briciole
Sotto il tuo posto vuoto.
Ne incollo qui una alla volta, per non creare problemi di rigetto o meteorismo agli eventuali lettori, che comunque non devono farsi scrupoli di manifestare eventuali stroncature...
Mi siedo sulla panca
Intorno
Guardo
Verso il faro distante
E il viale di platani
Senza più polvere
Sotto i tuoi passi.
Fa male il tuo ricordo
E la doccia bollente
Delle ultime parole.
Ora vortici di vento
Non più tra i tuoi capelli,
La tua sagoma
Sparita all’orizzonte
Come una traccia
Di tenue luce
Sulla rètina degli occhi.
Sibila da ore
Un turbine di pensieri
Sui fili della mente,
Ritorna la tua voce
Mentre cantavi
Arie inventate
Ad occhi chiusi,
Incomprensibile.
Aspetto
Improbabili ritorni
Di ore già vissute,
Ma restano solo
I passeri in attesa
Di briciole
Sotto il tuo posto vuoto.
giovedì 4 marzo 2010
Ricorrenze
Ieri era il 37° anniversario del mio matrimonio... Speriamo che d'ora in avanti i numeri non vadano di pari passo alla temperatura, altrimenti da una febbre leggera in pochi anni arriverei ad una febbre da cavallo, e addio traguardo delle nozze d'oro....
Scherzi a parte, 37 anni fa me ne stavo beato a prendere il sole sulle sabbie di Maspalomas o sui monti di Madera, mentre qui il tempo fa ancora schifo e il termometro viaggia attorno ai 10°..
In tutti questi anni, la mia metà è diventata spesso un quarto, un terzo, talvolta anche un quinto dell'intero, ora pero' si avvia a diventare, come il classico bastone della vecchiaia, un trequarti della coppia, e non tarderà molto a mangiarsi la torta intera... L'unione sopravvive perché siamo diversissimi...Ieri lei mi ha fatto vedere un libro di algebra che ha pubblicato insieme ad altri collaboratori, pieno di formule, per me alieno come un crittogramma... Le ho detto: Bello! Brava! ma non c'ho capito un'acca... Non c'è niente di meglio che non capirsi per durare a lungo insieme.....
mercoledì 3 marzo 2010
Il gioco della vita
Come la pallina di un flipper rimbalziamo per tanto o per poco, secondo la sorte o la mano di chi ci governa, salendo o scendendo, premiati o puniti, aggirando o trovando ostacoli, incontro a bellezze o brutture, luci sfavillanti o buie gallerie, rilanciati in alto da un amico o da un amore, alla fine caduti nel vuoto, o bloccati da un tilt, ma poi rinati di nuovo, per un'altra vita, fino alla fine del gioco.
martedì 2 marzo 2010
Pagina bianca
L'ultimo compito del mio prof di scrittura è comporre una poesia, anzi sei poesie, seguendo un incipit di tre brevi versi, molti anche di una sola parola.
Ci sto provando da giorni, ma sono più i versi che cancello di quelli che scrivo, perché non si può fare poesia a comando, ci vuole uno stato d'animo, un'ispirazione, un tema non dettato, un sentimento da esprimere, forse anche una certa età: ho scritto poesie in tempi remoti sulla spinta di emozioni particolari, ora mi manca la materia prima per dar vita a qualcosa di non artefatto e non forzato.
Non voglio fare l'artigiano dei versi che copia un disegno, semmai lo scultore che segue un estro suo, anche se poi quello che viene fuori è uno sgorbio.
Se leggo oggi dei miei versi di 50 anni fa mi vien da sorridere, per l'enfasi e la melodrammaticità di certe espressioni, tipo:
...non sarebbe un eclissi questa vita cariata,
e di mandorle pieno il mio piatto notturno...
e barattoli d'incubo sui paraurti del sonno...
...nera tenia che nutri il tuo rosario infetto
con le logore liane del mio coraggio...
...i tuoi occhi un aratro fra le pietre di cartone
della mia fortezza, la tua voce un vento
che investe la mia fragile torre di dadi....
...e i conigli bianchi del tuo volermi
passano una lingua ruvida
sulle dolci ferite di sempre...
Però non posso dire che non fosse vero, in quel momento, quello che sentivo. Ora, nella stessa situazione, mi esprimerei diversamente, ma sempre per effetto di uno " Sturm und drang" interiore.
Invece non riesco, ora, a scrivere versi a freddo che non siano solo parole messe in fila, magari belle e musicali, ma vuote dentro. Però è come il purgante: non mi piace, ma lo devo bere....
( Sono graditi suggerimenti... Il primo incipit è questo:
Allegri di festa - si fanno - i colori... )
lunedì 1 marzo 2010
Poveri ricchi
Alla Fiera del Lusso di Verona vendono per soli 280.000 euro una bara con telefono incorporato per avvisare i parenti in caso di morte apparente.
Uno che prenota una bara così non è certamente uno spiantato. Se gli dovesse capitare di fare una simile telefonata, immaginati lo scorno e le imprecazioni di quelli che credevano già di spartirsi il malloppo...
Comunque tutto è relativo: questi acquirenti che comprano borse da 80.000 euro o orologi da 120.000 sono dei poveretti in confronto al sultano del Brunei che possiede più di 3000 auto,tra cui 110 Rolls Royce,inclusa quella con i parafanghi d'oro con cui si è sposato. Il bello è che recentemente ha avuto la faccia tosta di dire ai suoi sudditi che spendono troppo...Da che pulpito !
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