domenica 28 marzo 2010
Reperibilità
Quando lavoravo, specie durante le lunghe stressanti ore passate in auto, mi sono spesso augurato che il telelavoro diventasse una realtà ufficialmente autorizzata, in modo da starmene comodamente a casa, ma collegato via internet con l'azienda. Avevo anche avanzato una mezza proposta del genere, ma i tempi erano ancora prematuri per una simile innovazione.
Oggi questa possibilità è reale, anche se applicata ancora poco in forma piena e codificata. C'è sempre meno, cioè, la necessità di raggiungere il lavoro fisicamente, mentre è sempre più facile che il lavoro raggiunga noi.
Non so però se oggi rifarei la stessa proposta all'azienda. Aldilà degli apparenti vantaggi, con questo sistema in pratica non si stacca mai.
Lo vedo ad esempio quando mio figlio, che ora lavora in California, viene a trovarci. In teoria sarebbe in vacanza, ma in pratica è costantemente collegato con i suoi colleghi americani, che lo cercano anche di notte, vista la differenza di fusi orari. E il laptop, oltre il cellulare, diventa quasi una dipendenza, te lo porti anche in bagno, come gli apparecchi per ossigenoterapia che si portano a tracolla per le insufficienze respiratorie.
Insomma ci guadagna solo l'azienda, che non riesci a scrollarti di dosso neppure in vacanza.
Piuttosto che cadere nella "rete" telematica, meglio farsi un'ora di macchina, più le otto, o quante vuoi, di lavoro, ma poi dare un "arresta il sistema" alla vita lavorativa ed entrare con la password in quella personale.
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1 commento:
senza contare che lavorando da casa ti perdi tutto quel mondo di relazioni che è il posto di lavoro. io lavoro da casa e un po' lo rimpiango.
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