martedì 2 marzo 2010

Pagina bianca


L'ultimo compito del mio prof di scrittura è comporre una poesia, anzi sei poesie, seguendo un incipit di tre brevi versi, molti anche di una sola parola.
Ci sto provando da giorni, ma sono più i versi che cancello di quelli che scrivo, perché non si può fare poesia a comando, ci vuole uno stato d'animo, un'ispirazione, un tema non dettato, un sentimento da esprimere, forse anche una certa età: ho scritto poesie in tempi remoti sulla spinta di emozioni particolari, ora mi manca la materia prima per dar vita a qualcosa di non artefatto e non forzato.
Non voglio fare l'artigiano dei versi che copia un disegno, semmai lo scultore che segue un estro suo, anche se poi quello che viene fuori è uno sgorbio.
Se leggo oggi dei miei versi di 50 anni fa mi vien da sorridere, per l'enfasi e la melodrammaticità di certe espressioni, tipo:
...non sarebbe un eclissi questa vita cariata,
e di mandorle pieno il mio piatto notturno...
e barattoli d'incubo sui paraurti del sonno...
...nera tenia che nutri il tuo rosario infetto
con le logore liane del mio coraggio...
...i tuoi occhi un aratro fra le pietre di cartone
della mia fortezza, la tua voce un vento
che investe la mia fragile torre di dadi....
...e i conigli bianchi del tuo volermi
passano una lingua ruvida
sulle dolci ferite di sempre...

Però non posso dire che non fosse vero, in quel momento, quello che sentivo. Ora, nella stessa situazione, mi esprimerei diversamente, ma sempre per effetto di uno " Sturm und drang" interiore.
Invece non riesco, ora, a scrivere versi a freddo che non siano solo parole messe in fila, magari belle e musicali, ma vuote dentro. Però è come il purgante: non mi piace, ma lo devo bere....
( Sono graditi suggerimenti... Il primo incipit è questo:
Allegri di festa - si fanno - i colori... )

4 commenti:

arlette ha detto...

Qui mi hai messo una carotina davanti, eh? Sai che la novità del gioco mi attrae e poi si parla di colori... Ci provo appena ho un attimo, dai! Comunque i tuoi versi di cinquant'anni fa io li trovo bellissimi ed hai ragione: si sente che sono (anzi erano) "vivi", vissuti. Però non vedo come tu non possa scrivere altro di così pieno: tra poco avrai nuovamente i colori dei tuoi fiori ad ispirarti!

paolo ha detto...

Come hai fatto a indovinare che per il suggerimento pensavo a te?...
Grazie per la lode ai vecchi versi, non li ho ancora buttati e magari un giorno ne copio una selezione più ampia...
La poesia devo portarla Venerdì, ma i miei fiori non sono ancora sbocciati...
Finora ho scritto solo questa:

Specchio perché
Mi chiedi
Chi sono:
Rifletti ancora
Gli occhi d’un tempo
Emulsioni sensibili
A fiori, visi e monti
Di vissute bellezze
E le labbra d’allora
Posate sul tuo volto,
Piccola amata compagna
Di ore ormai lontane,
oppure vedi un disco
segnato da più solchi
ma senza più l’inciso
di tutti i miei ricordi?

ALegalAlien ha detto...

oh accidenti io sono più tipo da prosa che da poesia. però con quelle parole mi vengono in mente luci al neon, colori senza sfumature, musica da ballare, occhi chiusi per immergersi nel ritmo, ugole a squarciagola, leggerezza e cocktail dai nomi improbabili e colori assurdi. ah, e amici con cui ridere, e vestiti dai toni accesi e mani da stringere e brindisi e mille motivi stupidi per festeggiare. che poi, contro il buio della notte, tutti i colori sono vivi e allegri. ciao!

paolo ha detto...

Grazie per il tuo contributo, anche se una poesia fatta con queste parole saprebbe troppo di farina di altrui sacco, perché mal si adatta alla mia realtà di antico vegliardo poco avvezzo alle discoteche... Però le immagini sono belle e "dentro" le sento affini alla mia non spenta voglia di vivere, per cui magari ne estrapolo qualche idea comunque...
Ciao