giovedì 18 marzo 2010
Prosaico o poetico?
Come commento al mio ultimo racconto, mi sono arrivate queste parole dal mio tutor:
"..più mi inoltro nel bosco delle sue sfaccettature più mi chiedo perché lei cerchi modi laboriosi per dire semplicemente quello che sa dire benissimo, usando la poesia nelle forme che le sono più congeniali.."
In parole povere è un velato invito a lasciar perdere la prosa e dedicarmi più efficacemente alla poesia... Ci sono rimasto un po' male, ma poi mi sono consolato pensando che anche il Petrarca considerava la poesia un'espressione più elevata e nobilitante della prosa, quando diceva:
" difatti è ognora più gentile l'alma
del poeta, che il verso induce al canto
e al cogitar di nobili pensieri,
d'un arido scrivano, non uso al
lirico stilar di dolci accenti,
ma dall'esempio tristo dell'umane
vicende tratto a vili sentimenti
e al vano tormentar d'aspre rampogne.
Inoltre è amante l'agile mia mente
di lesti involi e di novelli effetti,
rifugge il trito e monocorde scritto
e il novo e il vario segue e il multiforme."
( E' una bufala: in realtà non è roba del Petrarca, ma l'ho scritto io anni fa, quando, dopo essermi letto tutto l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, per un po' di tempo sono andato avanti a declamare in endecasillabi sciolti, tipo quel comico che ora verseggia a Zelig (ma lui almeno fa ridere...))
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