lunedì 16 agosto 2010

Annamaria

Questa è un’altra piccola storia vera, sempre tratta dal mio libro e tramutata in versi, che racconta la breve infatuazione per un’altra delle lucciole che ho inseguito in quel periodo della mia vita, cercando un surrogato della mia irraggiungibile Mari.

Come una lesta trottola
rimbalzava tra i banchi,
una pallina da flipper
il suo andar vorticoso
tra le sponde e le scale
piroettando l’elastico
delle gambe d’airone.
Seguivo il saltellare
del suo moto perpetuo
tra i crocchi di compagne
all’uscita da scuola.
Sventagliava le trecce
e la corta frangetta
con gli scatti improvvisi
di un’attenta capinera.
Snocciolando le amiche
nel labirinto di strade
restava sola a fingere
inesistenti ciottoli
da saltare a piè pari,
sbocconcellando i margini
di teneri biscotti,
e un sandalo slacciato
come invito e uno sprone
alla mia esitazione.
Poi un giorno una domanda:
“Perché mi segui sempre?”
e rotto ormai il silenzio
un fiume di parole
di cinciallegra garrula
senza le nere piume
del grembiule di scuola.
Seguirono altri giorni
di amabili accompagni,
lei sempre una cicala
e vispa farfalletta,
dando cento risposte
all’unica domanda
che studiavo a memoria.
Ricordo un pomeriggio
passato al Luna Park,
il guizzante autoscontro,
la pioggia di scintille
come lapilli accesi
delle sue grida al cielo,
il giro sulla ruota
e il bacio ricambiato
all’apice del volo.
Ricordo ancora giorni
di tenero flirtare,
poi il lento progredire
come baco infiltrato
della mia inquietudine,
le frivole parole
sempre più tiepide,
ed io che ormai cercavo
di scoprire una donna
sotto l’asprigno involucro
di acerba ragazzetta.
E breve fu la fiamma
di quel pugno di paglia,
un breve giro di danza
su un ritaglio di musica,
e poi ancora la mia mente
a seguire le tracce
dei miei fili di Arianna.

1 commento:

Patry ha detto...

bellissimi versi....come sempre sai trasmettere le emozioni in parole....buona giornata...!!!!