martedì 24 agosto 2010

Marisa

Abitavo al settimo piano
di una casa in periferia,
tante scale e senza ascensore,
ma la vista era bella ed avevo
la terrazza più grande e fiorita.
Lei abitava al piano rialzato
ed aveva quel nome fatato
che era come un richiamo per me.
E davanti c’era un bel prato
che giravo di corsa ogni giorno,
ogni volta aumentavo di un giro
e speravo che lei mi vedesse.
La vedevo affacciata al balcone
come fosse Giulietta, ma aveva
niente trecce e una corta frangetta.
Un quartiere con tante ragazze
ma lei certo era quella più bella,
non provavo neppure a parlarle
era come un miraggio per me.
Pattinavo su e giù per la strada
sempre in testa alla lunga catena
di ragazzi attaccati alle spalle,
quando lei si affacciava facevo
giravolte e svolazzi da clown.
Quando usciva con qualche sua amica
la seguivo da molto lontano,
poi correvo girandole incontro
come stessi passando per caso,
lei ignorava il saluto che invece
la sua amica sembrava gradire.
Poi un giorno la vidi sul tram,
era in piedi e la folla premeva,
lei teneva una mano aggrappata
alla tonda maniglia più in alto.
La raggiunsi di spalle e lei volse
solo un attimo gli occhi e poi
tornò a leggere il libro davanti.
Con cautela posai la mia mano
sulla stessa maniglia e poi piano
carezzai con le mie le sue dita.
Lei non tolse la mano ma anzi
lasciò pure che un po’ la stringessi,
poi appoggiandosi appena girò
lentamente lo sguardo e sorrise,
e alla prima frenata del tram
la sorressi e fu quasi un abbraccio.
Quel contatto mi diede emozione
come quando si prende la scossa,
e sperai che il viaggio durasse
anche dopo la nostra fermata.
Quando scese mi lanciò solo un ciao
e poi corse attraverso la piazza
verso casa senza mai rigirarsi.
Quella sera sentivo suonare
“Only you” dal suo giradischi,
e discesi pian piano le scale
fischiettando lo stesso motivo.
Come fosse un tacito accordo
lentamente lei aprì la sua porta
e salì per due rampe di scale,
e stavolta non solo di mani
fu un incontro, ma anche di labbra
e di cuori battenti nel buio.
Con lei dopo ci furono incontri
quando venne sul prato di fronte
in quei giorni un bel luna Park,
ma il ricordo più vivo è senz’altro
quell’incontro a metà delle scale
ripetuto ogni sera finché
non si spense quel piccolo fuoco
che era nato quel giorno sul tram.

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