giovedì 12 agosto 2010

MIRA


Continua l'esercizio di tramutare in versi episodi già scritti in prosa. Stavolta ho ripreso un episodio tratto dal mio libro, una breve e maldestra avventura con una ragazzina di nome Palmira, detta Mira, che essendo l'anagramma di Mari, la mia stella polare di quegli anni, avevo seguito e avvicinato come per un presentimento, come un segno del destino.

Seguivo la tua scia
e gli affrettati passi
lungo il sentiero ombroso,
tra i fossi e le robinie
di quei fioriti campi.
Quel giorno il mio coraggio
forzò la timidezza
e spinse sui pedali
della mia bicicletta:
i tuoi pesanti libri
legati alle mie spalle
e tu tra le mie braccia,
le mani sul manubrio,
le gambe dolce impatto
ad ogni lento giro
del mio ginocchio nudo.
Crescente il mio respiro
sull’incavo del collo
e molla d’emozione,
sugli occhi i tuoi capelli
sollevati dal vento
a nasconder le insidie
dei solchi sul cammino.
Con incaute parole
sussurrate all’orecchio
uno scambio di mani
alla guida già incerta,
attorno alla tua vita
le mie come un viluppo,
le tue strette alla barra
schivando buche e sassi.
E fu presto la fine
di quell'ardito approccio,
un volo e quell’abbraccio
si sciolse sul selciato,
tra ruote e libri all’aria.
Due lacrime e un lamento
per le gocce di sangue
del tuo gomito offeso.
Le labbra mie che prima
sfioravan la tua pelle
in breve trasformate
tampone alla ferita.
Poi quel tuo grido acuto
dal dolore alla rabbia,
nel vederle stampate
con un gesto villano
sul lembo della veste.
Uno scatto, un insulto,
i tuoi libri raccolti,
le mie scuse respinte
in faccia al mio stupore,
la tua fuga per sempre
lungo il viale assolato,
la campana lontana
che scandiva i rintocchi
di quel fugace incanto.

2 commenti:

Patry ha detto...

bellissimi versi....!!!! devo farti i complimenti anche per la bella musica di questo blog....incantevole e dolcissima melodia....tutte bellissime

Unknown ha detto...

Ma sei proprio bravo!