giovedì 19 agosto 2010

Mariangela

Continua la trasposizione in versi di episodi del mio libro. Stavolta è il turno di un altro breve incontro con una dolce ragazza, dal nome come sempre rievocativo, che ha lasciato una delicata impronta impressa nella mia memoria.

Come timida lumaca
che ritira le antenne
allo sfiorare di un gesto,
paurosa nascondevi
le vampe del rossore
con le fughe improvvise
dal mio sguardo insistente.
Uno spruzzo di efelidi
come crusca gettata
su un velo di farina
e gli occhi grigioverdi
sfuggenti bersagli
della mia carabina,
dietro le lenti ambrate
e le ciglia socchiuse.
Per aprirne le valve
né tenaglie né magli
ma il cuneo delicato
di morbide domande
e il racconto inventato
di gesta mai compiute.
La condussi sul fiume
piangente come i salici
per le spore del polline.
Le asciugai le lacrime
con due piccoli baci
per mitigare il tremito
di quel madido pulcino,
le avvolsi una collana
di foglie attorno al collo,
e scrissi le iniziali
del suo e del mio nome
sulle rotonde pietre
dell’argine assolato,
ma non valse l’assedio
di inutili carezze
a sciogliere quel nodo
di braccia avviluppate
sull’incrocio di gambe
come un filo spinato.
Lasciai spegnere la spia
del suo acceso batticuore
sul quadrante del tramonto
con le canne che vibravano
le piumose vette al vento.
Al ritorno lei disciolse
le sue dita dal mio laccio
e leggera corse incontro
al suo cane ed al suo nido
di ricami ed orsacchiotti.
E fui pago di restare
solo un nome ed un disegno
sul diario dei ricordi
di quel bocciolo di donna.

2 commenti:

arlette ha detto...

Che bella, sembra di poterla vedere questa "Albachiara", tenerissima! Bravo, come sempre!

Patry ha detto...

bella....splendida...come sempre sei bravissimo a catturare in versi un attimo di vita vissuta....!!!!!