giovedì 2 settembre 2010
Licia
Quello di oggi in teoria dovrebbe essere il primo nome femminile dell’album che man mano sto risfogliando con le mie dediche in versi, in quanto è stata la mia piccola compagna di giochi della prima infanzia, ma poi la vita ci ha separato. Però il suo nome ( che mi ricordava la schiava del film “Quo vadis?” salvata da Ursus ), non l’avevo dimenticato, e tanti anni dopo quella bambina, ormai avvenente donna, l’ho ricercata e ritrovata, e con lei ho ripreso, per un solo breve ma intenso giorno, quei giochi sulla sabbia che facevamo da piccoli, stavolta un po’ meno innocenti …
Eri spesso solo un nome
nei racconti di mia madre,
una bimba mia compagna
di palette e di secchielli
sulla spiaggia di quel mare
della mia città natale,
prima ancora che la guerra
separasse il mio destino
verso terre più lontane
senza mare e senza vele.
Tanti anni poi passati
ma il tuo nome era rimasto
come inciso nel ricordo,
e così ti ho ricercata
ed un giorno, era d’estate,
son salito su quel treno
per trovarti in riva al mare:
eri bella come sempre
io t’avevo immaginata,
e fu subito un abbraccio
come fossimo da sempre
due lontani innamorati.
Siam tornati ancora insieme
sulla spiaggia di quel golfo
con i tuoi capelli al vento,
gli occhi neri come i ricci
sugli scogli e la tua bocca
come un frutto da gustare.
Hai lasciato le tue vesti
sulla prua di quella barca
per lasciarti accarezzare
dalla brezza e poi dal sole,
mentre piano le mie dita
ti coprivano di sabbia
e sul petto ad una ad una
un mosaico di conchiglie
per poterti poi inondare
con la spuma dei frangenti.
La tua pelle chiaroscura
ai confini del costume
e il sapore del tuo seno
dolce insieme e un po’ salato
per la polvere del mare.
Se sapessi quanto ho amato
quella splendida giornata,
quell’incontro così breve
quelle ore così intense
mai d’allora rivissute,
e di nuovo i nostri scafi
su due rotte divergenti,
solo lettere d’amore
all’inizio appassionate
poi pian piano intiepidite
ed infine raffreddate
dalle piogge dell’autunno.
E di nuovo il tuo ricordo
solo un nome senza volto,
perché il tempo sai disperde
le ore liete nella nebbia
per lasciarci solamente
quelle tristi da sfogliare.
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