venerdì 24 settembre 2010

Notte di pioggia


Oltre le rotaie,
quattro lame d’acciaio
in un mare incoerente di sassi,
il fiume strisciava nero
come un serpe silenzioso,
come il buio liquefatto
di mille notti d’inverno.
Alle vampate dei lampi
rattrappiva come sorpreso
a baciare le sponde,
scoprendo il dorso
brulicante di gocce
di pioggia sommessa.
Alle spalle l’asfalto
mandava sussurri
con un crepitio leggero,
come soffregato da un vento
pieno di foglie;
l’erba sul ciglio
tendeva fasci di antenne,
come verdi tentacoli
della sete sepolta.
I fanali, piangendo
una luce malata,
svelavano la trama sottile
dell’ultimo tratto di pioggia.
Ormai tutto d’attorno
si lamentava
sotto gli scrosci:
le giovani foglie
del pergolato,
gli ultimi rami
inquieti del leccio;
ogni tetto pescava
nelle madide frange
di quel lago sospeso,
ogni stelo era l’alveo sicuro
per i fili dispersi
della trina di mille ruscelli.

p.f.010

Nessun commento: