domenica 26 settembre 2010

Trenta ore per un minuto

Un'altra storia vera, tratta dal cassetto dei miei ricordi di teen-ager:

Lei l’avevo conosciuta
un sol giorno al matrimonio
di un amico a noi comune,
così bella che era stato
come un lampo in mezzo al cielo
dei miei giorni sempre grigi.
Il destino mi diceva
che dovevo rivederla:
dissi a casa che partivo
per vedere la partita
della Roma con la Juve.
Presi il treno a mezzanotte
ed all’alba già seguivo
sulla mappa l’indirizzo
del collegio dove stava
la ragazza che sognavo.
Aspettai per sette ore
il permesso che lei aveva
per un solo pomeriggio,
poi prendendo la corriera
la portai fino a vedere
il tramonto in riva al mare.
Giusto il tempo per un bacio
regalato in tutta fretta
sulla spiaggia di Fregene
e poi via per il ritorno
verso Roma capitale.
Un saluto mi è rimasto
qui stampato nella mente
mentre lei si allontanava
e il portone si chiudeva
su quel giorno tutto speso
per il dolce di un minuto.
Poi di corsa alla stazione
e una notte ancora in treno
tutta in piedi ripensando
a quel bacio in riva al mare.
Son seguite poi nei mesi
tante lettere d’amore
e promesse di tornare
sulla riva di quel mare,
ma non l’ho mai più rivista
perché sai la lontananza
è una ruggine che scioglie
le leggere catenelle
e resistono soltanto
salde ancore d’acciaio.

Nessun commento: