martedì 11 gennaio 2011

Il girasole e le nuvole


C’era un bambino che aveva raccolto un seme in un grande campo di girasoli e l’aveva messo a germogliare in un vasetto sulla finestra della sua cameretta. Appena nato, il piccolo girasole si era guardato attorno e non aveva visto neppure una pianta uguale a lui, da cui imparare come crescere e cosa fare da grande. Vide che il bambino aveva fatto germogliare sullo stesso davanzale altri fiorellini diversi da lui, e tutti guardavano fuori dalla finestra, ma lì sotto non passava mai nessuno, così il girasole per non annoiarsi durante il giorno seguiva i giochi del bambino, restando girato verso la stanza. Quando fu grande e più alto di tutti gli altri fiori, capì che il bambino non voleva che lui lo fissasse sempre con quella grande corolla, perché veniva spesso a girare il vaso in modo che fosse costretto a guardare fuori.
Passarono le settimane: il girasole era cresciuto così tanto da picchiare il capo sopra la finestra e il vaso era diventato troppo stretto per le sue folte radici. Una volta che il bambino si era ammalato e non aveva potuto innaffiarlo lui era quasi morto di sete. Allora il bambino lo prese e lo portò all’aperto, trapiantandolo nel terreno umido vicino ad uno stagno, in modo che non soffrisse mai la sete.
Nello stagno c’era un bel fiore di loto che galleggiava sull’acqua, e vedendo il girasole sempre fisso gli disse: “ Se io avessi un bel collo lungo come il tuo, mi girerei sempre attorno a guardare il sole, e lo potrei seguire anche quando al mattino e alla sera è basso sull’orizzonte. Invece sono sempre costretto a guardare in alto nel cielo, e se c’è anche una sola nuvola il sole non lo vedo.
Il girasole capì di essere più fortunato di tanti altri fiori, girò il capo e cominciò a seguire il sole durante il suo tragitto nel cielo, ma dopo un po’arrivò una nuvola e oscurò il sole.
Lui aspettò che la nuvola si spostasse, invece ne arrivarono altre e il sole sparì del tutto. Allora capì che era inutile avere una corolla così grande e un collo così lungo se tra lui e il sole c’erano le nuvole. Chiese al fior di loto cosa si potesse fare e quello gli raccontò che talvolta alcuni fiori di loto venivano raccolti dalle fanciulle per ornare i capelli e che alcune di queste fanciulle volavano su dei grandi uccelli d’acciaio, così in alto da superare le nuvole e vedere sempre il sole, addirittura da rincorrerlo anche di notte.
Il girasole cominciò a sognare di essere raccolto da una di queste fanciulle, ma tutte quelle che vedeva passare avevano il capo troppo piccolo per poter essere ornato da un girasole.
Allora si rese conto che lui non sarebbe mai potuto andare in cielo, sopra le nuvole, e guardare sempre il sole, e si sentì triste ed inutile. Piegò il capo piangendo verso lo stagno, ma improvvisamente vide le sua immagine riflessa nell’acqua e si accorse che il sole non era sparito, era là nell’acqua che lo guardava, era sceso dal cielo solo per lui e non c’era neppure bisogno di cercarlo in giro, perché era sempre immobile nello stesso punto, bello e splendente con tutti quei raggi e il grande cerchio centrale.
Così il girasole visse felice specchiato nella sua immagine per tanti giorni ancora, e quando appassì si lasciò cadere nello stagno per restare per sempre in braccio al suo sole.

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