martedì 18 gennaio 2011

La lumaca e la conchiglia




Questa è una favola dal sapore vagamente autobiografico, salvo il finale che è ancora da scrivere...

C’era una lumaca che non aveva una casa dove ripararsi, e specie d’inverno sentiva molto freddo. Altre lumache avevano trovato da tempo la chiocciola adatta, e quando arrivava il gelo chiudevano la loro porticina e non la riaprivano più fino al ritorno della primavera.
Di solito la lumaca riusciva a sopravvivere raggomitolata nella segatura di un vecchio tronco marcio, ma quell’inverno il tronco era stato tagliato e non c’erano altri ripari adatti in giro.
Allora entrò in un orto e si scavò un tunnel nel cuore di un cavolo, che la riparava ed insieme le procurava cibo. Ma un giorno arrivò un contadino e recise il cavolo, mettendolo in una cassetta con altri cavoli. Poi tutti furono caricati su un camion e portati in un supermercato.
Il cavolo fu acquistato e arrivò nella cucina di una casa di fronte al mare, con un grande giardino, un orto e tanti animali da cortile. La cuoca tagliò il cavolo per cucinarlo, ma quando vide la lumaca lo buttò nella cesta dove raccoglieva gli scarti da dare ai maiali.
La lumaca nella notte scappò dal cesto e si arrampicò su un mobile dove aveva visto delle mensole piene di chiocciole molto belle. Erano conchiglie di mare, e lei si accorse, affacciandosi ad ogni apertura, che ognuna emetteva un suono diverso, quasi una musica, o di onde, o del vento, o di versi di uccelli e mormorii delle foglie. Scelse la conchiglia più bella, con le volute dei suoi tortiglioni più ampie e più lucenti di madreperla. Nell’etichetta alla sua base c’era scritto “Nautilus”. Nelle volte delle sue spirali si sentiva risuonare dolcemente la risacca del mare e questo sottofondo era l’ideale per addormentarsi quando fosse giunto il momento di andare in letargo. Se la caricò sulle spalle e fuggì dalla casa, nascondendosi nel giardino.
Incontrò altre lumache con le loro povere case tutte uguali dai colori smorti, con poche volute e senza musica. Tutte la invidiavano per quella bella casa, anche perché la striscia che lei lasciava dietro era la più brillante e fantasiosa, non andava mai dritta, ma tracciava degli artistici disegni sull’erba.
Ben presto questa casa lucente attrasse l’attenzione di una gazza ladra, che volò sul prato e afferrò col becco la conchiglia, portandosela nel nido. Cercò anche di far sloggiare la lumaca beccandola sulle antenne appena si affacciava, ma lei si ritrasse spaurita in fondo all’ultimo dei giri.
Attratti dallo sfavillio della madreperla, arrivarono anche dei corvi, che si misero a litigare con la gazza per il possesso della conchiglia. Alla fine uno riuscì ad impossessarsene e stringendola in becco volò lontano sorvolando il mare.
Venne una tempesta e il corvo non riuscì a trattenere la conchiglia, che con la sua grande ala prendeva troppo vento, così gli sfuggì dal becco e cadde in mare. Il Nautilus, coerentemente al suo nome, cominciò a navigare con la sua vela ben tesa in alto, finché atterrò su un’isoletta deserta proprio in mezzo al mare. Finalmente la lumaca poté uscire e godersi indisturbata quel paradiso terrestre, vivendo felice il resto dei suoi giorni. E quando, ormai vecchia, venne il momento, lasciò la sua conchiglia regalandola ad un paguro e si tuffò nell’acqua azzurra, dove, tramutata in lumaca di mare, si allontanò nel profondo, pinneggiando flessuosa con le sue cangianti e variopinte ali.

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