sabato 15 gennaio 2011

Il salto


Sei una faccia sbiadita
su una foto di gruppo
ritrovata tra i sorrisi
di lontani gitanti,
il tuo nome andato perso
tra le pieghe dei ricordi.
Eppure mi tagliasti
in un’ora soltanto
il glicine annodato
da sempre inestricabile
che mi serrava stretto.
Magnetica una sera
e il mio ago
deviato con forza
dal suo nord per cercarti
sotto i convenevoli
di una tavola a tre posti.
Una mano e una scossa,
trafitture di sguardi
mentre spariva il suono
delle parole altrui.
Una voglia a valanga
cresciuta in poche ore,
spire del tuo profumo
sulle labbra di lei
e quella notte prenderne una
come non mai
pensando intensamente
al corpo dell’altra.
Lasciata quella zattera
ho poi inseguito in bilico
su un tronco rotolante
un guado inesistente,
ma c’era una cascata
e il volo è stato un tuffo
in acque senza appigli
e il turbinio mi acceca
la vista ancora adesso.

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