giovedì 7 ottobre 2010

Elena


Oggi traduco in versi un altro mio racconto, un altro nome di donna al quale ho indirizzato virtuali mazzi di fiori, rapidamente appassiti al mio risveglio....




Astrusa fantasia
scambiare la palestra
per la segreta stanza
dove arrivavi a sciogliere
le mie annodate redini
e insieme avviluppando
contorti miei pensieri.
Che dolce masochismo
arrendersi al tuo invito
di rinnovare ancora
quel morbido supplizio,
forzare le giunture
dell’arto mio ferito
con lente rotazioni.
Reagivo alla tua spinta
pensando quasi a un gioco
invece che all’effetto
del solito esercizio...
Piacevole illusione
confondere il tuo polso
serrato sul mio braccio
col dolce di un abbraccio,
sentire la tue mani
avvinte sul mio petto
non come un esercizio
di esperta terapista,
ma un cupido massaggio
sorgente d’emozione,
scambiando le parole
dettate dal mestiere
per frasi dedicate
speciali per me solo.
Il lume dei tuoi occhi
fissati dal mio sguardo,
un’onda di capelli
discesi sul mio volto,
e il ciondolo d’avorio
pendente dal tuo seno,
miraggi della mente
tornata lustri indietro.
Ho scritto anche dei versi
su questa mia chimera,
ma quando son tornato
per farti questo omaggio
al posto c’era un’altra,
e tu sei andata altrove,
forse per dare inizio
a un'altra doppia azione,
guarire un altro corpo,
ferendo un altro cuore.

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