sabato 23 ottobre 2010

Notte tempestosa


Ho già raccontato, nei giorni scorsi, di una lunga notte passata senza sapere se ci sarebbe stato un domani. Ora l'amico che mi ha chiesto su Facebook notizie di un mio lontano viaggio alle isole Hanish, mi dà lo spunto, rivivendo quella brutta avventura, di descrivere più in dettaglio un'altra angosciante notte vissuta durante quella navigazione.
La nave, un vecchio cargo etiopico col leggiadro nome "Donatella" a stento leggibile sulla sua scrostata fiancata, aveva trasportato scomodamente ma senza grossi problemi me e gli altri componenti la spedizione fino a quelle sperdute e deserte isolette tra Eritrea e Yemen, dove passammo tre indimenticabili giorni a fare immersioni in quello stupendo mare. Ma poi la prima sera del ritorno, con il mare in burrasca, d'improvviso il motore si piantò e la grossa nave cominciò a scarrocciare al traverso, con le onde che si schiantavano a dritta rovesciandosi sul ponte, spazzando via anche i bagagli che non avevano trovato spazio nelle anguste cabine, e anche le grosse prede che molti avevano lasciato a disposizione dell'equipaggio.
La situazione si mostrò subito molto preoccupante: la nave rischiava di affondare, e nella migliore delle ipotesi di incagliarsi e spaccarsi su uno dei numerosi banchi corallini affioranti di cui è disseminato il Mar Rosso.
Il comandante decise di lanciare l'SOS, ma da Massaua risposero che non c'era nessuno che poteva intervenire, distanti tre giorni di navigazione e con quel mare, e quindi che dovevamo arrangiarci da soli. Allora tutti gli uomini dell'equipaggio iniziarono in sala macchine una estenuante lotta, lavorando sul motore tutta la notte, prima che il mare avesse il sopravvento. Per cercare di raddrizzare un pò lo scafo e tenere la rotta più al vento, altri uomini avevano legato dei grossi teloni sulla prua a mò di spinnaker, ed era buffo vedere una pesante nave d'acciaio con una ridicola vela gonfiata sulla prua....
Soffrivamo tutti il mal di mare, ma mentre gli altri erano rimasti sottocoperta, io mi ero disteso sul ponte superiore, e aspettandomi di finire in mare da un momento all'altro, mi ero quasi freddamente preparato a questo finale, indossando la mia muta subacquea, per restare a galla più a lungo possibile, e legandomi una borraccia alla cintura per dissetarmi. Serrai anche il pugnale alla gamba, non tanto per improbabili lotte coi pescecani, ma per staccare qualche patella o infilzare qualche granchio nel caso fortuito che, andando alla deriva, fossi finito su qualche scoglio.
Ma in realtà ero convinto che fossero le mie ultime ore, e pensavo, fissando quel cielo nero ma pieno di stelle, quale beffardo destino mi aveva portato a crepare in quello sperduto mare, senza neanche arrivare a conoscere mio figlio che sarebbe nato di lì a poco....
Era già quasi l'alba, quando d'improvviso sentimmo un paio di singhiozzi tremolanti del motore, poi un battito incerto ma costante, accompagnato dalle urla di esultanza di tutto l'equipaggio, che era riuscito ad isolare il pistone grippato, facendo ripartire il motore che ora pulsava regolare, anche se con tre anziché quattro pistoni.
Così la nave riprese la sua rotta, e lentamente ma regolarmente arrivammo alla fine del nostro avventuroso viaggio. All'arrivo, sul molo di Massaua, c'era l'armatore ad aspettarci, quello che aveva risposto picche alla nostra richiesta di aiuto: appena arrivò a tiro, lo bersagliammo dal ponte con una nutrita scarica di pomodori e pesci marci...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel racconto. L'ho letto volentieri. E' come se si svolgesse su di una linea sottile in bilico tra cruda realta' ed impresa epica, quasi da favola, con dentro il grande mito dell'uomo in balìa della natura.
Qua' e la' emerge il tocco leggero di una leggera ironia che riconduce a te. Complessivamente una bella storia che si può raccontare volentieri al proprio figlio.
Saverio

paolo ha detto...

Grazie Saverio per la bella recensione, anche se non è un vero e proprio racconto, ma solo il ricordo di una notte d'incubo, fortunatamente finita bene....

Anonimo ha detto...

si si ma tu sai raccontare bene qualsiasi cosa....anche un ricordo diventa un bellissimo racconto affascinante e avventuroso....Patry