Ci son dei giorni che mi sento come un un buco nero, una stella collassata su se stessa, introversato da una forza di gravitazione talmente forte, che da me non esce più niente, nemmeno la luce di un pensiero positivo. E' un buco nero tutto mentale, un buco nero del cervello, ma non quello materiale che mi ha lasciato tempo fa il chirurgo, è il buco nero della frustrazione, dell'inutilità, o forse della paura del domani.
Eppure non mi sento depresso, e neppure particolarmente pessimista.
C'è chi ha definito il pessimista uno che, quando sente profumo di fiori, pensa di essere vicino ad un cimitero. Io per fortuna penso di essere vicino ad una serra, e perfino i crisantemi non mi fanno tristezza, e li pianto spesso nel mio giardino.
Eppure ci sono giorni che penso di aver perso tanti treni e ormai sia tardi per ricominciare, e cancello dal mio calendario le note delle idee che il giorno prima avevo scritto convinto di realizzarle.
E'una sensazione passeggera, e a volte dura poche ore, ma quando c'è mi fa invecchiare di un anno in un solo giorno.
Un tempo era la sensazione che mi lasciava un addio, un abbandono, l'ineluttabilità di qualcosa perso per sempre, il dolore di qualcosa o di qualcuno che decidiamo di dimenticare prima che ci ferisca troppo.
In versione maschile, credo di aver detto più di una volta in passato le parole della canzone che allego qui sotto:
Nessun commento:
Posta un commento