martedì 22 settembre 2009

Ripensamento

Nel mio post "Compassioni" di pochi giorni fa, ho superficialmente e insensibilmente incluso la morte dei sei militari in Afghanistan tra quelle notizie che ormai, per assuefazione crescente alle atrocità, ai delitti, alle sciagure, alle morti in genere, non ci turbano più di tanto, aldilà del momentaneo raccapriccio, impressione o dispiacere, secondo i casi.
Mi sono anche chiesto se questa scarsa compassionalità fosse un fenomeno comune, o riguardasse solo me, come se solo io, che mi credevo sensibile, mi fossi lentamente inaridito e dovessi vergognarmi di non sentir più quel groppo in gola che ti suscitano certi spettacoli, certe storie, certe sventure.
Poi ieri ho guardato in TV il funerale di quei soldati e inizialmente mi son detto: sarà la solita sfilata di politici presenzialisti e la ripetività dei discorsi retorici sulla missione della patria e sull'eroismo. Ma poi ho visto quelle madri e quelle mogli, e soprattutto ho visto quel bambino di sette anni che accarezzava la bara del padre e mi è venuto il magone, ripensando ad un piccolo Paolo ugualmente settenne, che salutava per l'ultima volta suo padre accarezzandone la bara in una fredda chiesa del suo paese.
Questo moto di commozione mi ha riconfortato un po', perchè significa che l'indifferenza e l'atarassia non mi ha, non ci ha, ancora resi insensibili alla pietà e al dolore del prossimo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anch'io mi sono commossa a quella corsa disperata:la speranza è riposta in questi bambini