domenica 21 novembre 2010

La maschera e il volto


C’era una maschera con un volto maschile che cercava un volto femminile a cui adattarsi perfettamente. Volteggiava nell’aria come un uccello rapace, e quando vedeva passare un bel volto di donna, planava sulle ali del vento fino a stamparsi in faccia alla prescelta.
Ma c’era sempre qualcosa che non corrispondeva, o la distanza degli occhi, o la lunghezza del naso o del mento, o la larghezza degli zigomi e della bocca.
Questi attriti, poco dopo il contatto, provocavano una reazione del volto che strappava la maschera e la gettava via.
La maschera, disperata da tutti questi insuccessi e stanca di essere respinta, andò a consultarsi da uno psicologo. Costui analizzò la situazione e poi disse alla maschera che il motivo del rigetto dipendeva dai suoi connotati. La maschera rappresentava la faccia di una befana ed era difficile trovare una donna che accettasse di adattarsi alla sua forma. Se non voleva essere più respinta, doveva, anziché pretendere che il volto si adattasse a lei, fare il contrario e uniformarsi e quasi ricalcare il volto al quale voleva congiungersi.
Allora la maschera andò da un chirurgo plastico, che la infiltrò e la manipolò fino a renderla malleabile come una pellicola gommosa e argillosa.
La maschera divenne cedevole e flaccida come un disco di pasta lanciato in aria dal pizzaiolo, e quando piombava sul volto prescelto, aderiva così bene da riprodurne perfettamente la fisionomia.
Ma in questo modo perse tutto il suo carattere e la sua personalità, divenne un fantoccio multiforme sempre molle che ubbidiva a tutte le espressioni assunte dal volto femminile.
Così arrendevole e sottomessa, in breve si sentì degradata e mortificata, e sentì il bisogno di riassumere delle sembianze più personali e dignitose.
Così tornò dal chirurgo plastico e gli chiese di trasformarla in una materia semirigida, automodellante, che non si lasciava plasmare ma che decideva autonomamente di scegliere una forma piuttosto che un’altra, come una specie di Giove che poteva, secondo le occasioni e il tipo di donna che voleva conquistare, assumere le sembianze più adatte allo scopo.
Il chirurgo rispose che c’era un sistema più sicuro e più semplice: prese il calco della faccia di un noto presidente, sempre sorridente e suadente, ben impastata con acidi, botulini e collageni da essere praticamente irresistibile e inalterabile, insomma una bella faccia tosta, una faccia che aveva sempre successo con le donne per la sua influenza e notorietà, e la applicò a caldo sulla maschera fino a farla ben assorbire e fonderla completamente con la cartapesta.
E da quel momento la maschera divenne così morbidamente ammaliante e seducente, che tutti i volti femminili accettavano di combaciare e congiungersi con lei con la massima duttilità e arrendevolezza. Ma in verità quella faccia non era indistruttibile e lentamente cominciò a perdere i pezzi, e l’effetto magico non fu eterno come era stato garantito….

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