sabato 20 novembre 2010

La nuvola e il nembo


C’era una nuvola candida come la neve, come la panna montata, come un gran fiocco di bambagia, che scorreva nell’azzurro gonfiandosi in tanti palloncini ribollenti, tutta vanitosa del suo biancore immacolato e cercando di evitare di sporcarsi mescolandosi con qualche nuvola più grigia, informe e filacciosa.
Ma c’era un nuvolone scuro e procelloso che l’aveva presa di mira e spesso la infastidiva, aspettandola quando passava e poi cercando di intorbidarla, oppure minacciandola con dei brontolii e anche assumendo forme sconce per scandalizzarla. Se lei cercava di fuggire, lui la inseguiva rivolgendole dei rigurgiti volgari e perfino delle scariche indecenti.
Un giorno riuscì a sbarrarle il passo chiudendola in una gola di montagna dove lei si era rifugiata, e col suo vocione tonante le urlò che se non si fosse lasciata avvolgere e coprire dal suo scuro mantello, l’avrebbe trafitta e polverizzata con una delle sue saette.
Quando il nuvolone, per spaventarla ancora di più, cominciò ad abbagliarla con dei lampi e a farle cadere addosso una fitta pioggia, la nube bianca cercò una via di fuga ma capì che ormai era circondata, ma piuttosto che arrendersi e farsi inglobare e sporcare da quelle volute scure, era disposta a sciogliersi e svanire per sempre.
Così quando lui, per tramortirla del tutto, cominciò anche a tempestarla con dei grossi chicchi di grandine, lei li trattenne dentro di sé per raffreddarsi tutta e poi si trasformò in neve bianca, che cadde con tanti piccoli fiocchi ad imbiancare tutta la montagna.
Il nuvolone, scornato e arrabbiatissimo, se ne andò oltre l’orizzonte a cercare altre nubi bianche da inseguire e a formare cicloni in mari lontani. Da allora , se cercava di rifarsi vivo, veniva subito scacciato da luminosi cumuli nembi o disperso dalle pecorelle del cielo.
Così da quel momento tornò il sereno e il sole sciolse la neve. Si formò un torrente limpido e scrosciante che discese dalla montagna e arrivò al mare.
L’acqua della nuvola, dolce e pura, non voleva mescolarsi con quella salata e opaca del mare, così restò in superficie in uno strato sottile come una bolla di sapone, finché il calore del sole la fece evaporare e poté tornare in cielo a formare una nuvola candida come il latte, con le sue belle gote gonfie come le vele di un galeone e bianche come le ali di un gabbiano.

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