venerdì 8 gennaio 2010
L'aquila cieca
C'era un'aquila ferita, caduta in quel cespuglio di rovi, abbattuta da qualche maledetto cacciatore, con i grandi occhi ormai spenti, trafitti ed accecati dalle spine. Si dibatteva e cercava di liberare le grandi ali, lanciando il suo lamento alto nel cielo, e col forte becco dava potenti colpi per troncare i rami spinosi che la straziavano. Ma ogni sforzo era vano, e più si agitava e più si feriva.
Ci sarebbero volute mani esperte per aiutarla, per cercare di liberarla, cauti interventi di dita delicate, fasciate da guanti sottili, che dipanassero quel groviglio di rovi, ma io intervenni con un paio di guanti da boxe e aggiunsi solo danno, aumentando le ferite, e l'aquila reagì beccandomi forte dal suo letto di spine.
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1 commento:
la cosa più semplice, visto che avevi guantoni da boxe, era forse toglierle le spine intorno: tu non ti saresti ferito e lei, anche se cieca, avrebbe ricominciato a volare, ringraziandoti per sempre
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