sabato 20 febbraio 2010


Ieri sera a S.Remo una nuova bordata di fischi ha accolto l'ingresso in finale della canzone del principe Emanuele Filiberto. Se fossi stato là, mi sarei unito a quei fischi, non tanto per valutazioni musicali (anche se è indecente che questa canzone passi a discapito, ad esempio, di Ruggeri..), ma perché, come a tanti, suona stonato e patetico l'inneggiare all'Italia con tale retorica ed enfasi.
Io amo l'Italia come l'ha creata la natura, non amo quella inquinata dagli uomini, amo l'Italia delle opere d'arte, dei monumenti, dei centri storici, non quella rovinata dal degrado e dal cemento delle periferie e degli abusi, amo l'Italia dei poeti, degli artisti, degli inventori, non quella dei falsari, dei delinquenti e dei sopraffattori, amo l'Italia degli eroi e non dei ladri, dei combattenti che sono morti per farla vincere, non quella dei dittatori e dei re che l'hanno fatta perdere, amo l'Italia dei campioni dello sport, non quella dei campioni che si drogano e che la discreditano, o quelli che cantano l'inno a denti stretti e poi se ne vanno subito all'estero per un ingaggio migliore( vedi proprio Cannavaro che ieri sera è stato anche inserito nel testo della canzone ), amo l'Italia dei grandi cantautori e della poesia delle loro canzoni, non quella dei canzonettari e dei nazionalpopolari che si battono il petto per la mamma o per la patria solo per prendere voti.
Insomma, per concludere, mi piace l'Italia dei tanti italiani che lavorano per farla crescere e non quella di chi non permette ai giovani di lavorare per farlo, non amo l'Italia di quelli che sfruttano il lavoro degli altri, non quella dei politici che si fanno corrompere o che invece di combattere la mafia, se ne fanno complici.

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